Villa Bracci
Stradone di Rovezzano 33, 50135 Firenze
STORIA

VILLA BRACCI nasce in un contesto suburbano fatto di campagna coltivata e di Ville della nobiltà fiorentina già dal ‘400. Col suo parco ha un grosso potenziale per la sua posizione strategica rispetto al territorio, per la vicinanza con la città, l’importanza storica del sito, nonché la particolarità della struttura. Infatti presa a sé stante VILLA BRACCI rappresenta un singolarità tra le ville di piccole dimensioni a Firenze; essa nasce con gli ingegni e le strategie architettoniche, il concetto di stupore che era proprio della famiglia dei Medici, e molti maestri d’arte impegnati per la costruzione di Pratolino, Boboli lavoreranno per la realizzazione di questa Villa. Acquistata la Villa nel 1503, l’abate Antonio Bracci fece decorare il giardino, come hortus conclusus, da uno dei più giovani allievi del Giambologna. Nel 1575 l’abate Bracci stipulò col Francavilla l’accordo per la realizzazione delle sculture per il giardino raffiguranti Apollo, Diana, Cerere, Bacco, Flora, Zefiro, Pomona, Vertumno, Pan, Siringa, Proteo e Natura.
ORIGINI di VILLA BRACCI
Il nucleo di Villa Bracci è della seconda metà del Trecento: era un palagio (=palazzo) fortificato, circondato da campi ed orti, vicino al torrente Mensola. Per questo in epoca medievale era chiamato “Palagio di Ponte a Mensola”. Nel Trecento il tracciato di Via del Guarlone, su cui si affaccia Villa Bracci, esisteva già, e coincideva più o meno col tracciato attuale. I primi proprietari del Palagio di Ponte a Mensola (oggi Villa Bracci) furono i Busini, che in via del Guarlone possedevano anche il Palagio di Mezza Via, più spostato verso Varlungo. Dopo vari passaggi di proprietà passò ai Gherardi, influenti proprietari della zona (vedi Poggio Gherardo o de’ Gherardi), per essere venduta alla fine a Zanobi Bracci poco dopo la metà del 1500.


Le statue sono state acquisite nel 1750 da Federico, principe di Galles, due delle quali oggi sono al Victoria and Albert Museum di Londra, mentre le altre sono al Castello di Windsor, evocatrici di riti pagani propiziatori per il fecondo rigoglio della terra. Le statue per il giardino di Rovezzano dovevano essere collocate all’interno di nicchie costruite appositamente. Le sculture sono elencate dallo storiografo Baldinucci che scriveva: “Pietro dunque, che altro non desiderava che gloria, messesi con istraordinario fervore ad operare in quella villa, e condusse per lo giardino numero… statue tonde: il sole e la luna, alle quali fu dato luogo al primo ingresso: la dea Cerere e il dio Bacco, per le sementa e il vino: una Flora e uno Zafiro, per lo germogliar de’ fiori: Pomona e Vertumno, per la produzione de’ pomi e per gli orti: Pane e Siringa per le selve; la Natura che rimase nel cortile della casa di Firenze”. Villa Bracci rimane un po’ fuori mano, nascosta nel verde ai piedi delle pendici di Settignano.



VILLA BRACCI ATTUALE
Agli inizi dell’Ottocento Villa Bracci venne ereditata dai Guazzesi, poi, agli inizi del Novecento passò ai Del Campana e da questi al Comune di Firenze.
La parte di Villa Bracci con accesso da Via del Guarlone è stata per vari anni sede dell’Opera Sordomuti, poi ha ospitato fino ad epoca recente l’Istituto Professionale Alberghiero Aurelio Saffi, e attualmente è vuota e in attesa di destinazione.
La parte di proprietà con accesso dallo Stradone di Rovezzano e i terreni intorno al giardino sono stati suddivisi, nel corso degli anni ’80, in piccoli orti, che vengono assegnati, in un riuscito esperimento sociale, ai pensionati del Centro Sociale per Anziani. L’attività degli orti continua ancora, dopo oltre trent’anni, affiancata da moltissime altre proposte di socializzazione portate avanti dai volontari del Centro.